I consumi energetici in Italia
L’andamento dei prezzi dell’energia nel mondo ha ridotto l’impatto in Italia dell’evoluzione dell’assetto normativo, con la liberalizzazione dei mercati energetici e l’introduzione di nuove forme di incentivazione della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili. È inoltre una delle cause dei cambiamenti in atto negli approvvigionamenti, con la crescita del ruolo del gas naturale rispetto ai prodotti petroliferi, un tendenziale aumento del contributo delle fonti rinnovabili e della cogenerazione e, a partire dal 2001, una ripresa dei consumi di combustibili solidi, il cui contributo alle fonti energetiche primarie (compresa l’energia elettrica primaria) è passato dall’8,6% del 2001 all’11,1% del 2007.
Le modifiche nel mix delle fonti primarie d’energia non hanno comunque ridotto l’elevata dipendenza energetica del nostro Paese, che anzi è passata dall’82,8% nel 1990 all’85,8% nel 2007. L’obiettivo di ridurre la vulnerabilità del nostro sistema economico conseguente da questa struttura degli approvvigionamenti ha indotto il Governo a programmare il rilancio della produzione di elettricità da fonte nucleare. A partire dal 1990 si registra un andamento crescente dei consumi totali di energia, con un incremento del 19,9% nel 2006, mentre nel 2007 si registra una diminuzione rispetto all’anno precedente del 3,3%. I principali settori che dal 1990 presentavano una forte crescita dei consumi finali mostrano una flessione nel 2007: trasporti -0,4%, residenziale/terziario -4,2%, industria -2,6% e agricoltura -3,6%. Relativamente alla distribuzione dei consumi finali di energia (usi non energetici e bunkeraggi esclusi), il settore trasporti assorbe il 34,3% dei consumi, seguito dal settore civile e dall’industria, con il 32,8% e 30,4% rispettivamente. L’Italia resta comunque uno dei Paesi del G20 con la più bassa intensità energetica totale in termini di valori corretti a parità di potere d’acquisto, inferiore alla media mondiale e a quella OCSE, effetto congiunto del calo dei consumi energetici totali e della crescita limitata del PIL. In Italia tra il 1994 e il 2006 il tasso di crescita della produzione di energia elettrica è stato notevolmente maggiore di quello dei consumi totali di energia; solo nel 2007 si è registrato un lieve calo, pari allo 0,1%, rispetto all’anno precedente. Tale risultato indica un ruolo crescente dell’elettricità come vettore energetico nel sistema energetico nazionale.
Le emissioni di gas serra in Italia
L’Italia non si sottrae al generale trend di crescita delle emissioni di gas serra: i dati più recenti dell’inventario nazionale delle emissioni mostrano, infatti, che queste sono passate da 516,9 a 567,9 milioni di tonnellate di CO2 equivalenti (Mt CO2eq) nel periodo 1990-2006, con un incremento del 9,9%. Secondo il Protocollo di Kyoto, l’Italia nel periodo 2008-2012 dovrebbe riportare le proprie emissioni a – 6,5% rispetto alle emissioni del 1990, ossia a 483,3 Mt CO2eq. A livello globale l’Italia è responsabile di non più dell’1,7% delle emissioni complessive provenienti dall’uso dei combustibili fossili, risultando in nona posizione tra i dieci paesi con i maggiori livelli di emissioni di gas serra.
Tra il 1990 e il 2006, le emissioni di gas serra in Italia sono cresciute complessivamente di 51 milioni Mt CO2eq. In questo periodo si sono ridotte le emissioni fuggitive (dovute a perdite accidentali durante le fasi di estrazione e distribuzione degli idrocarburi), quelle provenienti dall’industria manifatturiera, dall’agricoltura e dall’uso di solventi, mentre sono aumentate quelle provenienti dai processi industriali, dai rifiuti, dal settore residenziale e dei servizi e, soprattutto, quelle provenienti dalle industrie energetiche e dai trasporti (+28,7 Mt CO2 eq).
L’andamento di crescita delle emissioni descritto presenta un’inversione di tendenza dal 2005. Infatti nel 2006 si è osservata una flessione delle emissioni rispetto all’anno precedente per la maggior parte dei settori, a fronte di un incremento per i trasporti, le industrie manifatturiere e l’uso dei solventi. Complessivamente si registra una riduzione delle emissioni rispetto all’anno precedente, pari a -1,73% (-10 Mt CO2 eq) per le emissioni totali, e a -0,91% (-4,3 Mt CO2 eq) per quelle provenienti dai processi di combustione.
Il Quadro degli impegni
Le principali misure di risposta sono relative alla riduzione delle emissioni di gas serra (mitigazione) e all’adattamento ai cambiamenti climatici in atto. Tali misure possono essere tra loro complementari, sostituibili o indipendenti. Dalle recenti valutazioni dell’IPCC appare evidente che con le attuali politiche di mitigazione dei cambiamenti climatici, le emissioni globali di gas serra continueranno a crescere durante i prossimi decenni. Pertanto, indipendentemente dalle misure mitigative adottate, saranno richieste misure di adattamento a causa dell’inerzia del sistema climatico e dei cambiamenti già in corso. Tuttavia occorre considerare che, a causa di questa inerzia, i benefici delle misure di mitigazione adottate oggi potranno manifestarsi solo in un arco temporale medio-lungo e che il futuro potenziale di tali misure è più elevato delle misure di adattamento che possono essere adottate oggi. La principale risposta della comunità internazionale all’effetto serra e al riscaldamento globale è la Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC) del 1992. L’obiettivo finale della Convenzione è la stabilizzazione delle concentrazioni nell’atmosfera dei gas a effetto serra ad un livello tale da impedire pericolose interferenze di origine antropica con il sistema climatico. Tuttavia, poiché i processi climatici presentano lunghi tempi di reazione fra le cause e gli effetti, anche in presenza di importanti azioni volte a limitare le emissioni di gas a effetto serra i cambiamenti climatici saranno inevitabili in futuro. Le azioni efficaci da intraprendere sono quindi quelle di rallentare il più possibile il fenomeno attraverso strategie di mitigazione (che agiscono sulle cause) e di adottare strategie di adattamento, che agiscono sugli effetti e sulla minimizzazione dei possibili danni. Uno strumento operativo di mitigazione dell’UNFCCC è il Protocollo di Kyoto, che impegna i paesi industrializzati a ridurre le proprie emissioni di anidride carbonica e di altri cinque gas a effetto serra entro il 2012 nella misura complessiva del 5,2% rispetto ai livelli del 1990.
Fonte: Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare. Le sfide ambientali. Documento di sintesi sullo stato dell’ambiente in Italia