Presentazione dei risultati dell’indagine svolta in Italia per valutare come l’economia circolare può generare nuovi modelli di mercato.
Gli italiani sono disposti a prendere in affitto un paio di scarpe?Il 42% ha detto si!
Nel documento della Commissione Europea dello scorso dicembre 2015 L’anello mancante – Piano d’azione dell’Unione europea per l’economia circolare, viene riportato che “Lo sviluppo dell’economia circolare può essere favorito anche da forme innovative di consumo, ad esempio la condivisione di prodotti o infrastrutture (economia collaborativa), il consumo di servizi anziché di prodotti, o l’utilizzo di piattaforme informatiche o digitali”.
In particolare il passaggio dal prodotto al servizio è un aspetto che negli ultimi anni ha trovato molteplici applicazioni nel mercato, come ad esempio per autoveicoli, apparecchi elettrici ed elettronici, musica, film, ecc… Molte imprese di diversi settori stanno valutando il pay-per-use come strategia per i propri prodotti per rilanciare nuove strategie di mercato. Anche se l’interesse delle imprese è prevalentemente commerciale e di profitto economico, il passaggio dal prodotto al prodotto-servizio identifica delle strategie di economia circolare (forse la più importante), per favorire la salvaguardia, il recupero e il riuso delle risorse naturali impiegate. La possibilità di allungare il ciclo di vita di un prodotto e aumentare le percentuali di raccolta dei prodotti giunti a fine vita, sono solo due dei benefici ambientali che ne derivano.
Come MATREC, in collaborazione con lo studio Marco Capellini sustainable design & consulting, stiamo conducendo una serie di progetti con le imprese, per capire i benefici ambientali ed economici derivanti dall’applicare una strategia di economia circolare che per l’appunto prevede forme innovative di consumo: pay-per-use e sharing economy.
Nell’ambito di questa attività, ed a seguito di una mappatura dei nuovi settori da coinvolgere nei progetti, abbiamo deciso di partire dal comparto calzaturiero, che per l’Italia rappresenta un settore di punta a livello internazionale.
Ad oggi vengono vendute annualmente circa 200 milioni di paia di calzature in Italia e, tranne che per qualche progetto pilota, queste calzature una volta giunte a fine vita, non vengono riciclate. Una parte delle calzature è destinata ai contenitori della “raccolta abiti usati”, ma la maggior parte delle scarpe finisce nella raccolta indifferenziata. Pelle, cuoio, gomma, plastica e sughero, in molti casi materiali nobili, vengono dispersi senza essere recuperati e riciclati.
Calzature che abbiamo acquistato e che in alcuni casi utilizziamo quasi tutti i giorni, in altri casi per una stagione o per le grandi occasioni. Calzature di moda e di tendenza che a fine stagione vengono definitivamente abbandonate in qualche scarpiera: perché pagare per qualcosa che non si utilizza sempre?
Per rispondere a questa e ad altre domande abbiamo deciso di chiedere a quasi mille italiani cosa pensano della possibilità di non acquistare calzature ma di prenderle in affitto. Per qualcuno l’impatto è stato forte, per altri c’è stato interesse e, come dimostrano i risultati dell’indagine, è una strategia che si può intraprendere.
Non è una sfida, non è una provocazione ma credo che sia una grande opportunità di mercato per valorizzare aspetti ambientali ed economici.
Certo, all’inizio c’è un po’ da lavorare per quanto riguarda la gestione e l’ottimizzazione delle calzature: questo non deve spaventare perché è un settore in cui qualcuno ha già iniziato ad affacciarsi.
Questa è la prima di una serie di indagini che come MATREC, in collaborazione con lo studio Marco Capellini sustainable design & consulting ed imprese del settore, abbiamo avviato per valutare le possibilità di sviluppo dell’economia circolare attraverso la creazione di nuovi modelli di mercato.
Nel rapporto sono presenti i soli dati generali e riassuntivi dell’indagine.